Titania: la pellicola della pellicola della pellicola. L’ultimo lavoro di Giuseppe Baresi

imageTitania: esperimenti sulla pellicola

«Titania è un lavoro che restituisce tempo e luce a fotogrammi orfani che non hanno trovato posto in nessuna bobina, ancor prima di un eventuale montaggio o di una possibile collocazione di tipo archivistico. Soprattutto, è una composizione ottenuta con tecniche che richiedono necessariamente una lavorazione manuale, assolutamente pre-digitale e fortemente legata al medium cine-fotografico». Descrive così Giuseppe Baresi il suo ultimo progetto, che attinge a un archivio personale di circa 400 code di film s8, conservati per decine di anni in una scatola di metallo, e che vive grazie al ritrovamento fortuito di un numero sufficiente di telai 4×4 con vetrini di marca Titania.
Un progetto inedito e raffinato, interamente giocato attorno a minuscoli residui di pellicola, presentato per la prima volta mercoledì 8 giugno, alle ore 19,00, presso la cosiddetta Area Ricerca Progressiva, lo spazio riservato agli eventi e ai progetti realizzati dai collaboratori più illustri di Studio Azzurro e appositamente allestito dal gruppo presso la propria sede milanese in occasione dei suoi 35 anni di attività e della grande retro-prospettiva in corso a Palazzo Reale (cfr. link Mostre sotto riportato).
Dal 1982, Giuseppe Baresi ha infatti lavorato con Studio Azzurro per diversi anni e, dal 1985, alterna l’attività di direttore della fotografia a quella di filmmaker e produttore indipendente. Docente di Nuove Tecnologie per l’Arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, le sue opere (film e video) oscillano spesso tra documentario e videoarte, trattando poeticamente diverse tematiche legate soprattutto ai concetti di spazio, viaggio e memoria. Ne è un esempio Titania che, attraverso la proiezione di ingrandimenti fotografici di materiali cinematografici s8, con elaborazione su trasparenti, proverà a ridar vita a frammenti spesso anonimi, entrati in modo casuale fra i materiali dell’autore o estrapolati in modo arbitrario dal laboratorio. «Ogni volta che ricevevo i miei film sviluppati dal laboratorio per lo sviluppo delle pellicole impressionate – spiega Baresi –, ero colpito dalla presenza nelle buste gialle Kodachrome di una coda contenente a un’estremità tre-quattro fotogrammi e un numero stampato a caldo al centro (tipo: <^C7439, <^X3663,<^F4790), mentre all’altra estremità c’erano sempre altri due fotogrammi, spesso misteriosi perché appartenenti a un’altra bobina, a volte mia e altre volte non mia, ma girata da un’altra persona in un luogo non identificato del mondo. Ho cercato una tecnica che permettesse da un lato un forte ingrandimento di questi frammenti trovati, dall’altro una proiezione senza operare alcuna post-produzione o digitalizzazione». image
Area Ricerca Progressiva, Studio Azzurro, Fabbrica Del Vapore, via Giulio Cesare Procaccini, 4 – Milano
9 – 19 giugno 2016

orario: tutti i giorni, ore 15,00 – 19,00 oppure su appuntamento
ingresso: libero
info: Facebook

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