Elezioni: chi ha rubato il colore all’altro?
In questa campagna elettorale, ormai avviata alla conclusione, c’è una cosa che salta all’occhio: le strade si sono “vestite di nuovi colori”, va da sè la continuazione nella nota canzone di battistiana memoria “e le giovani coalizioni vivono nuovi amori”. In effetti si sta assistendo ad un fatto singolare: quello della libertà coloristica lontana da ogni senso di identità e appartenenza.
Il verde padania non è più il colore eletto della Lega ma viene usato a profusione ovunque, magari spezzato dal bianco e rosso effetto bandiera italiana. La sinistra ha abbandonato il suo rosso o arancio per sperimentazioni inusuali e la destra ha stemperato l’ingessato blu in campiture che coprono l’intero arco Pantone.
Ma dove è finita l’immagine coordinata dei partiti che abbraccia tutti i materiali e amplifica il messaggio? E che fine hanno fatto i colori da sempre legati ad un’ identità che è stata costruita nel tempo? Evidentemente si coglie che è proprio con questa identità che i partiti non vogliono più avere a che fare: occorre comunicare che si è cambiati e staccare il filo con il passato. Ecco, quindi, che il colore mette in atto lo straniamento e diventa parola urlata e graffiante nei rossi osé in contrasti saturi su bianco come nel movimento “Fare per fermare il declino”, il giallo se ne va dai passati “outsider” di destra e fa capolino nei fondi di Vendola inquietando l’occhio senza dargli pace. Assistiamo all’ingresso del grigio, colore must in questo periodo di crisi, e allo stemperamento dell’azzurro berlusconiano nei fondi bianchi a perdita d’occhio. I codici colore cambiano anche nello stesso schieramento, non c’è più un’unità nei vari manifesti prodotti e nelle campagne dei singoli candidati.
Qui entra anche la logica del “pigliare a destra e manca” che guida le scelte grafiche invadendo spesso il campo dell’altro nella speranza di amplificare il messaggio. Eppure questo altro non è che un escamotage puerile che rivela lo scenario caotico e confuso. Di recente memoria è la buona comunicazione di Pisapia, nelle elezioni comunali di Milano, che ha colorato di arancione la città costruendo un’identità distintiva di contro a quella di Ambrosoli asettica e inespressiva.
Posto però che i colori fanno parte degli elementi attraverso i quali i sensi apprendono la realtà, non resta che immaginare cosa della situazione attuale italiana percepisca la nostra coscienza dai nostri occhi.
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