I linguaggi dalle parti della pittura e della scultura.

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Scoprire le proposte delle gallerie milanesi non è chissà che illuminazione nella via dell’arte, dato che esse sono pluripresenti ovunque vi sia una fiera delle ormai tante disseminate in Italia. Ma trovare le gallerie milanesi riunite alla Triennale di Milano ti fa pensare a quale operazione commerciale ci sia sotto: forse la crisi di investimenti fa si che occorra una “nobilitazione” e un salto in più? Se non fosse stata curata da Francesco Poli, storico dell’arte e amico che stimo moltissimo, non sarei mai andata a vedere questa mostra. Ma con grande sorpresa e proprio per merito suo questa panoramica, “dalle parti della scultura e della pittura” come è stata titolata, offre una diversa visione delle proposte che solitamente vengono propinate dalle gallerie con la mera logica della speculazione. Il criterio con cui sono state scelte le opere in mostra è stato, racconta Francesco Poli, quello di un’opera per ciascuna galleria che permettesse di raccontare la ricerca plastica e pittorica, dagli anni cinquanta del secolo scorso fino alle tendenze più recenti, in un dialogo di linguaggi differenti e spesso contrastanti lasciando voce alle diverse tendenze anche spiccatamente sperimentali.
Sessanta opere di 36 artisti italiani e internazionali, e se vogliamo escludere i solito noti come Alberto Burri a Fausto Melotti, da Julian Schnabel a Dennis Oppenhein, Vincenzo Agnetti, Dadamaino troviamo i meno scontati, magari scovati nei corridoi della galleria di turno.
Quindi un solo autore per galleria il cui lavoro è allestito all’interno di un percorso cronologico e tematico con un incrocio di supporti e tecniche per un risultato altamente impattante. I sapori di oriente de “I Chin” di Agnetti dialogano con le croci di Rainer e le sculture di catrame di Eltjon Valle echeggianti un’ ingannevole natura fanno contrasto con quelle in silicone di Marcaccio di soggetti vomitanti multicolori. Spazio anche alla figurazione che non sempre ha raccolto i favori del curatore con un delizioso dipinto di Johanna Bedini e i coloratissimi quadri di Shnabel.
Insomma, al di là che le tecniche siano limitate a quella della scultura e della pittura senza indulgere nelle nuove tecnologie, il risultato di questa articolazione è corroborante e niente affatto “polveroso” bensì fa capire che l’arte e la sua sperimentazione non è proprio una questione di media.
Francesco Poli racconta che qui ha cercato di creare un cortocircuito nello spettatore per una situazione diversa da quelle che si vedono di solito legate alle proposte delle gallerie. Penso proprio ci sia riuscito. Da vedere.

Barbara Pietrasanta

Milano Gallerie. Dalle parti della scultura e della pittura.
Dal 25 febbraio al 23 marzo
Triennale di Milano
Viale Alemagna, 6 – Milano
Orari: martedì – domenica dalle 10.30 alle 20.30
giovedì 10.30 – 23.00/ Lunedì chiuso
Ingresso gratuito

Artisti in mostra:
Vincenzo Agnetti, Getulio Alviani, Omar B, Carla Bedini, Domenico Bianchi, Clayton Brothers, Alberto Burri, Robert Cooper, Dadamaino, Carlo Dalla Zorza, Martin Diesler, Salvatore Fiume, Emilio Isgrò, Kcho, Aung Ko, Walter Lazzaro, Corrado Levi, Fabian Marcaccio
Fausto Melotti, Idetoshi Nagasawa, Dennis Oppenheim, Cipriano Efisio Oppio, Arnulf Rainer, Aldo Rossi, Medardo Rosso, Salvatore Scarpitta, Markus Schinwald, Julian Schnabel, Mauro Staccioli, Jessica Stockholder, Tancredi, Giuseppe Uncini, Eltjon Valle, Velasco Vitali, Luca Vitone.
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