Le tappe della Biennale 2013: quale spazio all’immaginazione?

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Metti un vecchio sofà della nonna, un po’ di sgabelli della scuola elementare ai tempi di Gentile, proiettori super 8 anni ’70 trovati al robivecchi, una considerevole quantità di fumetti e album di fotografie della prozia ed ecco fatta la Biennale 55esima edizione.
Nelle stanze di quello che si ispira al “Palazzo Enciclopedico” dell’artista italoamericano scomparso Marino Auriti, si radunano oggetti tra arte e artigianato, artisti accostati senza ordine di senso e datazione, immagini “ready made” estrapolate dalla nostra quotidianità senza distinguo tra bello e brutto, arte e non arte, tecnica e non tecnica, poetica e non poetica. Tutto in un “grammelot” visivo che non evoca nè bellezza nè sogno.
Dice il curatore, Massimiliano Gioni: “Quale spazio è concesso all’immaginazione, al sogno, alle visioni e alle immagini interiori in un’epoca assediata dalle immagini esteriori? E che senso ha cercare di costruire un’immagine del mondo quando il mondo stesso si è fatto immagine?”
In realtà siamo talmente posseduti da icone e viviamo in una realtà così estetizzante che è difficile, oggi, creare uno spartiacque tra il mondo reale e il mondo degli artisti.
La realtà ordinaria offre già di per sé, complici le visioni offerte dai mestieri fino ad oggi considerati meno elevati come la moda, il design e la pubblicità, una tavola imbandita di elementi visuali e fantasie a cui non possiamo sottrarci e con i quali l’artista oggi deve fare i conti. Nel difficile e faticoso viaggio dell’arte contemporanea, quindi, l’arte si interroga sulla sua necessarietà nel confuso rischio di fondersi e confondersi.
Si fanno breccia timori che la strada però sia quasi perduta e tuona il monito tanto usato ma sempre vero del grande Bruno Munari “quando tutto è arte niente è arte”.
Ma per ovviare a possibili prese di posizione e azzardi, il curatore preferisce definire la rassegna una “mostra ricerca” e così noi l’accoglieremo e A chi vorrà intraprendere il cammino di questa kermesse veneziana vorrei suggerire alcune tappe tra le più, a mio giudizio, interessanti, visto che la completa visione richiederebbe ben più di due giorni.

Suggerisco di partire dalla mostra all’Arsenale che combina opere d’arte, reperti storici, oggetti trovati e artefatti. Apre con il grande plastico del Palazzo Enciclopedico di Auriti che avrebbe dovuto accogliere tutto il sapere dell’umanità ed alterna, nell’esposizione un pò di tutto, sia come linguaggi che come datazione degli autori.
Molta fotografia, spiccano i bei ritratti del fotografo nigeriano Okhai Ojeikere che immortalano le elaborate acconciature delle donne africane e le montagne dell’archivio dimenticato del fotografo areonauta dei primi del ‘900 Spelterini. Molti video rigorosamente in pellicola e proiettati in super 8 : ossessiva ma d’effetto la videoinstallazione di Bruce Naumann che mostra due teste rovesciate che girano di continuo. Torna l’interesse per il disegno, più che per la pittura. Notevoli gli alberi minuziosamente riportati di Van Caeckenbergh, i dettagli naturalistici di Bertalan e i fantasmagorici microcosmi del cinese Lin Xue eseguiti con china e penna di bambù. Non mancano esercizi di scrittura, dalle pareti in carta con lettere e calligrafie disposte a labirinto di Mullican alle carte panlinguistiche dell’argentino Xul Solar.
La scultura è vista nel suo aspetto colossale e riproduttivo come nelle cattedrali di Hans Josephshon e le figure in plastica e gesso di Althamer che riproducono alcuni abitanti di Venezia come una folla di anime in perenne attesa. Ma non manca la dimensione realistica con il recupero della famosa “Bus stop lady” di Duane Hanson e della gigantesca donna in tailleur blu “Fall 91” di Charles Ray. Deliziosa la giovinetta iperrealista “Ariel II” di John De Andrea con una pelle spaventosamente umana.
Grande parete dei fumetti underground di Crumb e un pò di pubblicità con I cartelloni anni ’80 di Oehlen. Poco spazio alla pittura che non mostra il meglio di se con le opere figurative e perfezioniste di Skyllas, i meticolosi nudi iperrealisti di Altfest e i ritratti mentali di Condo.
La mostra continua al Padiglione Centrale dei Giardini che custodisce, tra gli altri, i magnifici disegni dello psicanalista Gustav Jung realizzati per il suo Libro Rosso e mai esposti al pubblico e si arricchisce di raccolte monografiche come i dipinti tantrici provenienti dal Rajasthan, i panos messicani prodotti dai detenuti delle carceri americane, la collezione di album fotografici di Cindy Sherman.

Vorrei segnalare le tematiche più interessanti di alcune partecipazioni nazionali dislocate negli spazi dell’Arsenale e nei Giardini.
In genere viene data particolare attenzione al tema dell’ambiente, alla riscoperta delle tradizioni culturali e della vita quotidiana veicolati da tecniche che attivano i quattro sensi, in giochi di luce e di suoni.

Quest’ultimo senso si attiva al massimo e fino alla nausea nel Padiglione della Polonia dove monumentali campane in bronzo rintoccano amplificate. Per partecipare alla performance è d’obbligo l’utilizzo dei tappi alle orecchie.

In quello della Francia, invece, il suono si fa dolce nella ripetuta sonata al piano del Concerto per la mano sinistra di Ravel.

Nel Padiglione Corea ci si integra direttamente con la sua architettura attraverso la diffrazione della luce. Lo spettatore qui entra in contatto con le sensazioni del suo corpo e con i suoi battiti del cuore.

Il Giappone simula un ritrovamento della sua cultura in una realtà pot-atomica. È il recupero delle tradizioni e del fare contro gli oggetti spazzatura del contemporaneo.

Elegante e quasi didattico il grande spazio della Gran Bretagna, dove si celebra la sua storia culturale e si degusta una piacevole tazza di tè.

Ben riuscita l’installazione multicanale su cinque schermi ” The workshop” al Padiglione Israele in cui viaggiatori che emergono dai sotterranei scolpiscono la propria effige che poi si ritrova in esposizione. Un sapiente mixaggio che trasforma l’insieme in vera opera multimediale.

Il tema mitologico di Danae proposto dalla partecipazione della Russia è reinterpretato nella pioggia di monete che cadono da un’ enorme doccia nella colossale struttura kitch che denuncia la lussuria e l’avidità umana.

Gli Stati Uniti d’America si presentano con un complesso meccanismo fatto di oggetti quotidiani in relazione tra loro in una paranoica e meticolosa raccolta. Stucchevole e certamente deja vu.

Nel Padiglione del Venezuela l’arte dei murales da strada viene portata al museo. È la congiunzione tra i significati sociali e i circuiti d’arte pura.

Merita particolare attenzione quello della Santa Sede, alla sua prima apparizione in Biennale, che ospita una elaborazione tematica attorno al tema della Genesi. Notevole quello della Creazione interpretata dai video di Studio Azzurro che offrono allo spettatore un’esperienza sensoriale in un dialogo che diventa anche attraversamento temporale.

Infine, deliziosi gli esercizi intorno al ghiaccio della neo partecipazione delle Bahamas.
Che dire di “Vice Versa” il Padiglione italiano? Bartolomeo Pietromarchi, il curatore, mette a confronto diverse generazioni di artisti in una sorta di dialogo a due. Quasi una tesi ed un’antitesi, come suggerisce il titolo. Un percorso di sette stanze che accoglie un atlante di temi e di attitudini riconducibili alla storia e alla cultura nazionali.
Resta impressa la grande lastra di Francesca Grilli con lo stillicidio di una goccia d’acqua che produce un suono costante e la camminata di mattoni numerati di Elisabetta Benassi i detriti spaziali che orbitano intorno alla Terra.

Uscendo dall’esperienza artistica di questa 55esima Biennale e riprendendo il cammino di ritorno nei vicoli della città può capitare di venire coinvolti in un piacevole drink con performance in caratteristici cortili o di imbattersi in improvvisati flash-mob di artisti. Gli eventi collaterali sono così tanti e interessanti che ci si chiede, in fondo, se sia meglio la realtà della tanto blasonata finzione.

55esima Biennale di Venezia
1 giugno – 24 novembre 2013
Giardini-Arsenale orario 10,00 – 18,00 chiuso il lunedì
www.labiennale.org
www.labiennale.org

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