Incontro d’arte a Delhi

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È un pomeriggio caldo; ho appuntamento all’India Habitat Center di Delhi con la giovane artista visiva Remen Chopra. Ha un viso delicato che incornicia due splendidi occhi curiosi e profondi; Remen è alla ricerca di un ponte tra la sua cultura e il mondo occidentale per capire e, a tratti, prendere distacco da un’inevitabile contaminazione. Racconta il suo pensiero e lo ritrovo nei suoi lavori: c’è tutta la preoccupazione per un mondo che ha l’equilibrio, soprattutto tra la parte maschile e quella femminile, shiv e shakti. E Remen fa rincontrare uomo e donna nella sua opera, attraverso immagini velate e sovrapposte, prevalentemente in bianco e nero, che propongono un «nuovo ordine del mondo», così dice.

Nelle grandi tele si mischiano pigmenti, chine, fotografie e tanti materiali che formano immagini e ne svelano significati, nel loro spazio segnico, simmetrico, composto. Davanti a un suo grande dipinto, Remen mi rivela, sincera e tutt’altro che visionaria: «Il mondo che vorrei è qui, ma non è ancora presente. È il mondo spirituale dentro di noi, la nostra visione del mondo che, se cresce dentro a ogni singolo individuo di una collettività, potrà donare una vibrazione che unisca ciascun cuore per sempre».

Io mi soffermo sulle sue parole, sulle sue immagini e mi dico che tutto in territorio indiano è talmente estremo e forte che può trovare risposte solo in una dimensione spirituale. La terra, i suoi colori, le creature sono talmente vere e poco mediate che si spalancano davanti agli occhi nella loro struggente doppiezza. L’estremo convive, nel bello tanto brutto che sfiora il sublime, nella ricchezza e nella miseria che volgono il sentimento in nostalgia fetale. E l’India è un’esperienza soggettiva che passa attraverso il sé che si perde, che rifugge che si trova.

Remen Chopra è nata a New Delhi nel 1980. Diplomata in pittura presso il “College of Art” di New Delhi ha esposto a Delhi, Mumbay, Kolkata, New York, Amsterdam, Milano.

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