Cosa c’è di nuovo?
Di ritorno dal Miart edizione 2012. È una domenica di pioggia, mesta e cupa dove il blocco del traffico fa sentire il suo segno nel vuoto del viale che porta all’ingresso. Che c’è di nuovo? Traspare il segno della crisi che ha notevolmente ridotto gli spazi espositivi che la stampa ci “vende” come forza del nuovo format. Ma soltanto tre anni fa c’era un fermento e un pieno che non c’è più. La sensazione chiara è però di un ritorno alla realtà, dopo la bolla dell’arte. Poca euforia, si aspettano tempi migliori. Intanto si espone quello che tiene o quello che c’è in casa. Un po’ di concettuale italiano “small size” accostato al gigantismo americano. I soliti noti che, tra musei new entry con saloni dedicati e paura del nuovo, ci vengono proposti in tutte le salse tanto che quando li vedi qui paiono triti e ritriti o quasi falsi. Tanti Giò Pomodoro, Bonalumi, Baj, Cucchi, persino qualche De Chirico che appare ancor più metafisico che mai. Scorgo un pezzo di Rotella datato 2009 con manifesto strappato di Penelope Cruz e penso alla longevità degli artisti…confortante! E qui sbucano produzioni “remake” di altri protagonisti degli anni sessanta del secolo scorso. Tutto si rinnova oppure è il mercato che ha magicamente aumentato ed esteso l’offerta? Qualche galleria, soprattutto del nord Europa, si distingue in stand rigorosi con proposte di emergenti che spaziano in diversi linguaggi. Qualche fotografia di volti giganti, molte sculture kitsch con oggetti di ceramica assemblati su modello Jeff Koons, collage di reperti setacciati ovunque in bacheche multitasking anni ’80.C’è di tutto, non c’è una linea particolare, tutto è stato “consumato” e qui riposto, nel mucchio. È il vagone degli oggetti del contemporaneo, la traccia della fine e dell’inizio secolo, l’incontro tra certezze e incertezze senza il coraggio dell’osare. O forse senza la responsabilità di scegliere. Nell’offuscata visione da anno zero, parafrasando Jan Claire, si possono segnalare alcuni come Alessandro Verdi con il suo bel libro da sfogliare “Navigando l’incertezza” , le figure inquietanti e nude di Federico Guida, gli improbabili cartoons in tela ” La strage degli innocenti” di Giuseppe Veneziano, i collage di Veronica Green, una gheisha very trash di Ludmilla Racenko, lo speculare particolareggiato “nuovo mondo” di Luca Matti, la forte figurazione di Ryan Mendoza, il letto orientale Luigi Ontani, i grandi volti di Coda Zabetta e il raffinato lavoro di carte e collage di Luca Pignatelli.
MiArt, Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea aprile 2012
Barbara Pietrasanta ©
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