Storie di ordinaria follia, atto 2: Il fuorisalone.

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Lavori a Milano. Anzi. Lavori a Milano in un open space nel nuovo fulcro dell’arte e del design. Insomma, fai un lavoro cool, circondato da persone cool in uno spazio cool. In quanto appartenente alla vasta e sfaccettata specie dei “designers”, con l’inizio della primavera ogni poro della tua pelle si esalta come la particella di sodio dell’acqua Lete per l’evento più cool dell’anno: il Salone del mobile. Dal punto di vista di un non appartenente alla specie tutto inizia e finisce nel massimo del divertimento, in un cocktail di internazionalità, spunti creativi, idee, feste e alcol. E invece no. Ci sono delle creature oscure, dei designers la cui tempra sovietica li accomuna alla lontana stirpe Stachanov, ai quali l’alcol del fuorisalone serve solo a dimenticare lo stress del drammatico evento che, inesorabile e implacabile, si ripete di anno in anno.
Hockety Pockety Wockety Wack
Abra Cabra Dabra Da
Se ciascun si stringerà
Il posto a tutto si troverà
Come Mago Merlino nel celebre cartone Disney, così il designer è costretto a spostarsi con tutto l’ufficio. E quando si dice tutto, si intende TUTTO. Sei “tranquillamente” seduto sulla tua poltrona, quella che si piega, quella che nessun collega vuole per paura di ribaltarsi, quella che perde segatura e che rilascia quel calore già sudato a contatto con la pelle. Ti alzi, fumi una sigaretta e ti accorgi che sei circondato da scatoloni. Tra una boccata e l’altra osservi guardingo un tipo in tutina blu che inizia a smontare le scrivanie, lasciando SOLO la tua postazione. Decidi quindi, sempre “tranquillamente”, di fare una telefonata con il tuo cordless giallo taxi, quello che si spegne nell’esatto momento in cui il tipografo, dopo 25 minuti di suspence degna di un libro di Agatha Christie, sta per rivelarti quale pantone ha utilizzato. E‘ lì che ti accorgi che un altro tipo in tutina blu sta arrotolando, in perfetto stile wild barca a vela, proprio il cavo di QUEL telefono. Sconsolato, ma non ancora rassegnato, vaghi per il cool open space alla ricerca di qualcosa di utile che non smentisca il tuo sopra citato rigore sovietico-lavorativo. Non essendo tu Mago Merlino, opti per spostare manualmente gli scatoloni fino alla sede provvisoria dell’ufficio. E’ in quel momento che la primavera sboccia in tutto il suo caldo splendore, le nuvole si dissolvono e il sole brilla alto nel cielo. E tu indossi il maglione di lana più pesante del tuo guardaroba. Apparentemente reduce da una spedizione nel deserto del Sahara arrivi a destinazione e decidi, dimentico del fatto che Stachanov fosse un forzuto minatore, di collegare i computer e i telefoni. Serva tempus, così domani potrai terminare il tuo lavoro e, forse, scoprire il nome del famoso pantone. E invece no. Ecco che sfondi l’unica porta ethernet de computer. Ti improvvisi, allora, esperto in ingegneria informatica. Dopotutto in 12 ore sei stato designer, minatore, mago, esploratore.. che ci vuole? Fatto! Ma dove prima non si collegava ad internet, ora c’è una schermata nera, con indecifrabili codici. Non è il caso di fingersi anche interprete. Così rinunci e decidi di calarti nell’utlimo ruolo della giornata: l’anziano saggio indiano.
Ricordate:
-il fuori salone nuoce alla salute, il salone del mobile attenta alla sanità mentale
-La fortuna è cieca, Murphy no
-Se sapessi fare qualunque professione e fossi poliedrico saresti Odisseo
Buon Salone del Mobile agli addetti ai lavori e a tutti i profani spettatori

Virginia Fovi

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