Un museo a cielo aperto.
di Virginia Fovi
L’estate è alle porte, eppure fuori continua a piovere. Blu il mare, nero il cielo. “Usciamo?”” perchè no?” “dove andiamo?” “non lo so”, rispondo. Pochi chilometri in macchina, e mi ritrovo in un piccolo borgo medievale arroccato su una collina poco distante da Sanremo. Uno dei tanti si potrebbe pensare. Ma c’è qualcosa di dissonante, un’atmosfera surreale. Le case, la chiesa sembrano abbandonate e le strade su cui ci si incammina per visitare il paese sono deserte. Qua e là, però, nascoste nelle vie strette del borgo, spuntano alcune gallerie d’arte. Scopro solo dopo che sto camminando in un vero e proprio museo a cielo aperto.
Il mercoledì delle ceneri del 1887 una violenta scossa di terremoto segna per sempre il destino di questo paesino. 20 secondi e la volta della chiesa crolla, e così la quasi totalità delle case. Muoiono centinaia di persone. I sopravvissuti decidono di costruire la nuova Bussana più a valle. La vecchia città è rimasta, così, abbandonata fino alla fine degli anni ’50, quando un gruppo di artisti decide di stabilirsi tra le rovine del villaggio, con l’idea che questo luogo potesse essere perfetto per fondare una comunità artistica ideale.
E’ di un pittore siciliano, Vanni Giuffre, insieme ad un artista torinese Mario Giani (in arte Clizia), l’idea di una vera e propria Costituzione che regoli la vita del villaggio. Costituzione che funziona fino a quando gli abitanti, fino ad allora una dozzina, scelgono di mantenere solo alcuni luoghi, tra cui la galleria che raccoglie le opere di tutti gli artisti del villaggio, abbandonando al tempo e alla pioggia il resto della città. Una storia che ha dell’incredibile, se si pensa che, con l’accrescere del nucleo degli artisti (arrivati ad una trentina alla fine degli anni ’60) l’ambiente è diventato ormai internazionale. Le poche persone che si incontrano camminando per le vie del borgo parlano tra di loro chi in francese chi in inglese. Ci si ritrova, poco più su rispetto al mare e al casinò di Sanremo, in una comunità di artisti e liberi pensatori che si riuniscono in spazi comuni per discutere, filosofeggiare e comunicare al mondo vivendo, per scelta, con candele e acqua di fonte e che ha reso ogni singola abitazione, strada, fontana, angolo o piazza una vera e propria opera d’arte.
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