Benvenuta normalità. La “prova costume”per Decathlon.
Milano è una città che bolle di caldo e d’afa e la metropolitana, dopo l’attraversata di asfalto a piedi, pare un fresco miraggio.
Scendo le scale ed ecco ai miei occhi, come per rinforzare l’idea di immergersi nella “piscina” sotterranea, una grande immagine pubblicitaria di Decathlon che ritrae ragazze in bikini in fila su una grande spiaggia con la tavola da surf. Che voglia di indossare un costume, che voglia di essere anch’io al mare. Ma per la prima l’immagine non mi mette a disagio inducendomi a pensare all’effetto della “prova costume”. Queste ragazze sono così vere e assolutamente credibili con il loro costume “basic” che mi fanno solo venire voglia d’estate e mi rimandano a tutta l’energia che questa associazione richiama. Finalmente una promessa di bellezza sana perché le ragazze sono tutte fisicamente diverse ma belle e possibili, lontane dai cliché innaturali da iperbolica performance. E il costume le veste, accompagna le diverse rotondità, valorizza le differenze di forme senza l’omologazione a cui le adolescenti sono invitate dai media che propongono magrezze misogine e perverse.
Brava Decathlon per aver realizzato una campagna fatta donne normali, ma molto lontana dalla strategia di un tempo già sperimentata dal sapone Dove che normalità voleva dire bruttezza o banalità. Qui è un tripudio di grazia, eleganza, vitalità e freschezza che fa capire che non sempre occorre mistificare per vendere, si può anche raccontare il mondo.
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