La fabbrica dei mostri.

Nell’ultimo libro “Hubris. La fabbrica dei mostri dell’arte moderna”, uscito da poco in Francia, Jean Claire racconta dei mostri che affollano le arti e fa un’ interessante osservazione: “Nella vita quotidiana inseguiamo l’essere perfetto dei rotocalchi e dei film, passato per il body building e per il lifting, truccato, muscoloso, siliconato, immagine di un semidio giovanile destinato a un’esistenza senza limiti. Nell’arte, di contro assistiamo allo scatenamento delle forme più violente e repellenti…” Tutto ciò è vero, pensiamo alle mostruosità degli animali squartati di Damien Hirst, agli squali in formalina, a Gunter Von Hagen che espone cadaveri, a Tinkebell che fa sculture con animali impagliati, e tanti altri che ne seguono la scia. La messa in scena della morte e della vita, senza ritegno, violentemente sbattuta in faccia è un tema molto percorso nel contemporaneo a volte una scorciatoia per lo stupore forte, per lo spettacolo rivolto agli  anestetizzati di questo quotidiano estetizzante. Il brutto attrae e diventa irresistibile in un mondo che tende alla perfezione, al photoshop correttivo, allo standard omologante. Ma la perfezione è inseguita a tal punto da diventare estrema, quasi orribile, come una bocca a canotto e un volto al botulino senza espressione. Che differenza c’è a questo punto con la mostruosità degli animali imbalsamati? Sono due facce di una stessa medaglia cui tende questa pretesa dei nostri tempi di dominare la vita e la morte.L’artista è, in fondo, un uomo del proprio tempo e ciò che lo nutre è il sogno che porta dentro di sé. Ma il mercato ne coglie soltanto alcuni e dipende,  forse, da cosa hanno mangiato la sera prima come dichiarava Füssli quando si nutriva di tanta carne rossa per produrre incubi che avrebbero alimentato le sue opere. L’artista svizzero Urs Fisher, che ha appena inaugurato una mostra a Palazzo Grassi, con una sala piena di orifizi riprodotti e altre diavolerie, dichiara che più che dipingere preferisce dormire: che il sonno della ragione generi mostri?

 

Barbara Pietrasanta

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