Il mio ricordo di Attilio Zanchi, forza e poesia dell’Isola.
Il mio scritto è di certo tradivo rispetto alla temporalità dei fatti, ma il desiderio di Attilio era proprio quello di non lasciare traccia della sua dipartita. Questa la sua volontà scritta a Elda, la sua compagna di una vita.
E’ così che Attilio Zanchi, l’anima artistica dell’Isola, direttore da vent’anni di Sassetti Cultura, se ne è andato lasciandoci tutti un po’orfani. Alcuni di noi artisti che hanno frequentato il suo centro culturale l’hanno saputo pochi giorni fa, nonostante se ne fosse andato lo scorso ottobre, per la bella mostra che le ha dedicato la moglie negli spazi di via Volturno e che raccoglie i suoi dipinti e le foto più significative del percorso di un uomo che ha dedicato la sua vita all’arte e alla cultura.
Ricordo che, nei primi anni novanta, ero approdata in questo centro culturale, ed ero rimasta affascinata dalle sue idee, dalle sue iniziative e dai suoi quadri. Come altri artisti che in quel periodo passavano da questa parte di Milano, ho iniziato a frequentare questo luogo. Interi pomeriggi passati a discutere di progetti, ma anche di politica, di iniziative che hanno preso vita e hanno inciso sulla realtà culturale milanese.
Quanta energia è passata da questi muri, quanti personaggi della storia di questa città vi hanno lasciato il loro contributo. Nel tempo, Sassetti Cultura era diventata un punto di riferimento degli artisti che avevano voglia di confrontarsi e di lasciare un contributo con le proprie idee.
Il mio pensiero va agli Artimisti, un gruppo nato qui e di cui ho fatto parte, durato solo il tempo di realizzare una bella mostra sulle aree dismesse della città post industriale. Questo gruppo è stata un po’ una creazione proprio di Attilio, frutto di un percorso di confronto nel laboratorio di idee che qui, ormai, aveva trovato casa.
A ripensarci il terreno allora era però diverso da quello che si respira oggi nel settore. Non c’era ancora il web e facebook e i contatti e le idee circolavano nei luoghi. Le mostre erano un vero evento e lasciavano traccia a chi le visitava non soltanto il giorno dell’inaugurazione. Non kermesse ma partecipazione. Voglia di dire “io c’ero”, io voglio capire da ciò che faccio e da ciò che vedo. Insomma non la realtà liquida e virtuale che spappola e disperde, fagocita e dimentica l’oggi con la facilità di un click.
Riporto un mio scritto qui di seguito, introduttivo ad una mostra di Attilio Zanchi realizzata in Sassetti Cultura.
L’evolversi delle cose nella realtà quotidiana ci costringe a ipotizzare un percorso, dove i nostri gesti e le nostre scelte devono avere per forza una correlazione tra loro.
Ma se capita di soffermarsi, in un pomeriggio d’autunno, a guardare i disegni di Attilio ci si rende conto che nell’arte non esistono regole, che tutto può accadere prima o arrivare dopo, tranne l’emozione, la forza del segno, isolato e assoluto.
Negli schizzi presentati in questo libro, scelti tra un’intensa produzione che vede lo scorrere degli ultimi vent’anni, molti realizzati per articoli e pubblicazioni, si snodano i segni di un uomo attento e analitico, acuto e schietto, che ama il gioco sottile del descriversi e del ripensarsi.
Tratti grafici ed essenziali si esprimono nudi e selvaggi a volte scarni e lucidi momenti di rabbia, graffiati e martoriati, in una ribellione alle regole dell’ovvio, per soffermarsi a volte nella ricerca del particolare fino al circoscriversi in forme e identità di un umano immaginario e immaginifico.
La componente umana è per Attilio molto importante, la partecipazione a problematiche sociali come impegno e lotta è una tensione essenziale nella sua vita quotidiana, la comunicazione artistica intesa come espressione del proprio darsi agli altri, senza chiedere nulla in cambio, è ricerca di tutti i giorni ed esempio raro.
Tutto questo si coglie, limpido ed emotivo, nell’estemporaneità dei suoi schizzi, nell’istintività del segno, di getto e senza ripensamenti, che implode ed esplode ora in tematiche sociali, ora in visioni allegoriche o muliebri.
Attimi, pensieri, concetti e astrazioni. Questo è per me Attilio, grande esempio di forza e poesia mescolati insieme, dove il limite del foglio e della matita fanno capolino quasi sconfitti, per partorire un linguaggio con regole diverse, un linguaggio primordiale della cui essenza ci eravamo dimenticati, che forse solo la musica può raccontare.
Barbara Pietrasanta
- Attilio Zanchi e Raffaele De Grada
- Ernesto Treccani e Attilio Zanchi
- Attilio Zanchi e Antonio Dalle Rive
- Barbara Pietrasanta, Alessandro Docci, Attilio Zanchi, Antonio Dalle Rive
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