Vuoi fare l’artista da grande? No dài, parla sul serio!

Leggo sul Corriere un articolo sul Liceo Artistico Brera che viene dipinto come un covo di drogati, insegnanti sfaccendati, disciplina inesistente, scuola allo sbando. L’ avvoltoio giornalista autore, cattura la denuncia alla testata di alcuni genitori di episodi accaduti nella classe dei loro figli e sbatte il mostro in prima pagina, in pasto ai media assetati di scandalo e notizie piccanti.Il lettore di questi giorni che avrà in mente di iscrivere il proprio figlio ad un liceo artistico forse resterà colpito e ritratterà la scelta. In fondo, se ci pensiamo bene, cosa ne pensa la maggior parte di persone se il proprio figlio ha qualità artistiche nel momento della scelta della scuola superiore? Fino a quando i figli sono piccoli ci si preoccupa di sviluppare la loro creatività anche se incanalata in cliché socialmente condivisi: lezioni di piano se c’è  una predisposizione musicale (non sia mai la batteria), pittura non dall’artista capace ma nel centro poliedrico multifunzionale dove le teorie sulla manipolazione e il colore hanno un qualche fondamento terapeutico comportamentale formativo, magari fondato da una mamma che ha riattato la villetta a fianco e la sera fa corsi di yoga per genitori stressati. Ma anche il multimediale fa “in”, fotografia digitale e fotoritocco per i più grandi perché su facebook si presentino originali e digitalmente capaci. Poi arriva il momento e l’età delle scelte più mirate al futuro professionale e allora ragazzi, facciamo sul serio. Ho più di un conoscente che ha sacrificato il talento dei propri figli a favore di una scuola “seria” come i licei dove si “studia sui libri” e lasciato il talento ad hobby pomeridiano o ai sogni nel cassetto.Certo è che le scelte ministeriali recenti hanno di parecchio penalizzato le scuole artistiche. Hanno chiuso gli Istituti d’arte che davano sbocchi più mirati alla professione e hanno smembrato l’offerta formativa dei licei artistici, togliendo l’indirizzo dei Beni Culturali col tentativo di far fare la stessa fine anche a quello di Architettura. Ciò non stupisce se si tiene presente quanto poco il nostro Governo investa sulla valorizzazione dei nostri beni culturali, in primis quelli artistici. La cecità di chi continua a vedere nello sviluppo scientifico il nostro solo futuro non pensando che l’Italia potrebbe vivere quasi esclusivamente di arte e turismo se soltanto sapessimo valorizzarlo, ci penalizza come nazione già di partenza . In un contemporaneo dove l’immagine è il senso più stimolato ed è la componente dei settori italiani più prestigiosi e famosi del mondo, la finiamo di aver paura che i nostri figli facciano un percorso  diverso e meno omologato?

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